Insulti veneti scelti

Accanto al mondo inamidato delle buone maniere – dove ogni parola è cortese e le intenzioni si celano dietro il velo della metafora – sopravvive, vivace e chiassoso, un regno parallelo: quello degli insulti. Questa raccolta non è un semplice elenco né una fredda antologia, ma un catalogo vibrante e arguto, nato dall’esigenza di dare voce a una consuetudine popolare impastata di ingegno rustico, ironia folgorante e una fantasia spesso più fertile di un campo di mais a luglio.
Tra questi lemmi sfilano bestiari improbabili, mestieri reinventati, metafore ardite ed eufemismi sorprendenti, spesso più eleganti del proprio bersaglio, che rivelano la insopprimibile soddisfazione che risiede nel rilevare gli altrui difetti. E se talvolta qualcuno inciampa nella trivialità, poco male: sarà in ottima compagnia, fra patriarchi occhiuti, ragazzini discoli e suocere inflessibili, in un carosello linguistico che distribuisce graffi e carezze in giusta misura.
Sono vecchi e nuovi insulti nati non semplicemente per ferire, ma per ricomporre, con tono un po’ spavaldo, la commedia umana. Sfogliare queste pagine aiuterà a riscoprire la vitalità di un patrimonio comune, rispolverando voci e formule che oggi rischiano di essere seppellite dal cemento della modernità. Qui l’insulto, più che un colpo basso, diventa spesso una strizzata d’occhio: la prova che anche l’insolenza, alla fine, può lasciare la traccia di un sorriso.